Melvill: Rodrigo Fresàn rivisita il classico.

Melvill: Rodrigo Fresàn rivisita il classico.

Melvill è il nuovo romanzo di uno degli autori più mirabolanti e originali del panorama letterario contemporaneo. 

Sì, il titolo (con una e in copertina volutamente offuscata, scoprirete perché) suggerisce chi sarà il protagonista del vortice in cui ci ritroveremo coinvolti già dalla prime righe; tuttavia, non sarà l’avventuriero e scrittore che rivoluzionò la letteratura con il suo Moby Dick, bensì il sangue del suo sangue: il padre Allan, a sua volta esploratore e uomo dalle mille vite.

Esistono romanzi dove la trama è dominante,libri dove la costruzione e l’evoluzione drammaturgica spesso arrivano prima della voce dell’autore. Oggi è sempre più raro imbattersi in quelle storie dove invece sono le sperimentazioni linguistiche a dominare la trama, una storia che può essere satura di avvenimenti oppure scarna e lineare, ma con uno stile riconoscibile e unico che riesce a diventare racconto pagina dopo pagina.  Melvill è uno di quei romanzi sempre più rari.

Rodrigo Fresàn, autore argentino che abbraccia la corrente postmoderna, è approdato nuovamente in Italia (dopo i giardini di Kensigton edito da Mondadori) con lo spettacolare “La parte inventata” qualche anno fa, nel 2019, periodo che oggi, con la pandemia alle spalle (non diciamolo troppo ad alta voce) pare lontano.

La parte inventata” è un romanzo corposo ed esplosivo tradotto perfettamente, ed eroicamente da Giulia Zavagna, uscito con la casa editrice indipendente Liberaria in un’edizione curata da Alessandro Raveggi e con una prefazione di Vanni Santoni, scrittori italiani assolutamente in sintonia con le sperimentazioni narrative di Fresàn.

Il libro edito da LiberAria ha avuto una buona circolazione e ha permesso al pubblico di (ri)conoscere uno scrittore talmente originale da risultate allergico a qualsiasi aggettivo, proprio come Melvill è un romanzo difficilmente classificabile. Melvill

Si tratta di una biografia certo, ma è una vita che si mescola al fantastico, al viaggio fisico e soprattutto mentale, un saggio e un’analisi delle opere di un grande scrittore narrato da uno scrittore altrettanto grande, che omaggia e allo stesso tempo si sotituisce al protagonista in un continuo gioco di specchi (o meglio, di quadri) e digressioni di trama.

Mondadori sceglie di inserire nel suo catalogo un titolo, tradotto sempre da Giulia Zavagna,  più accessibile rispetto all’opera precedente, un libro capace di attirare un pubblico di lettori meno attento alle realtà editoriali indipendenti, ma non per questo meno desideroso di essere stimolato e rapito dai grandi narratori.

Un viaggio dentro la pazzia

Chi si aspetta un racconto biografico lineare e semplice, molto probabilmente rimarrà deluso.

Melvill   si compone di tre parti, ognuna diversa ma in sintonia con la precedente. Nella prima, decisamente più impegnativa, conosciamo la biografia di Allan, le sue avventure e le persone importanti della sua esistenza. Queste pagine sono raccontate seguendo diversi livelli narrativi, quello del racconto e quello delle note che lo accompagnano e lo spezzettano. In questo segmento troviamo un primo sfasamento temporale: le note sembrano arrivare da un tempo futuro e hanno la voce del figlio Hermann, che qui veste i panni di biografo. Sono paragrafi lunghi, che non lasciano un attimo di sosta al lettore, sfidando la sua concentrazione e soprattutto la sua pazienza.

Nelle parti successive invece,  il racconto vero e proprio spicca il volo. Allan, ormai morente, squassato dalla febbre e legato a un letto, inizia a viaggiare. Ci ritroviamo così in un labirinto fatto di parole, visioni e nuovi salti temporali. Con una abilità sbalorditiva, in Melvill,  Fresàn riesce a descrivere qualcosa che per sua natura è l’essenza dell’ineffabilità: il delirio.

 

Melville

Come si può dare una struttura, un ritmo e una configurazione al primo passo che conduce alla follia?

L’autore argentino ci riesce, modella, dà corpo e fa esplodere le parole con coerenza e lucidità senza far perdere potenza al racconto, tenendo lontano dalle pagine le trappole della noia.

Grande amante della letteratura fantastica (è un appassionato studioso e lettore a dir poco insaziabile) Fresàn dipinge mondi coloratissimi e vivaci utilizzando un linguaggio ricercato ma allo stesso tempo accessibile, incalzante e giocoso. Un viaggio che diventa anche sensoriale.

Il gioco (serio) sembra essere un ingrediente fondamentale per lo scrittore, qualcosa che irrora in continuazione la letteratura, una componente senza cui i racconti non esisterebbero.La letteratura è intrattenimento, certo, ma il veicolo di riflessione sul cosa significhi vivere e scrivere, che per Fresàn, sono la stessa cosa.

La sua prosa vertiginosa  potrebbe risultare manieristica e a molti indigesta, ma superato quello scoglio non ci si ferma più, e arrivare in fondo a quelle pagine diventa un chiodo fisso fino a quando non si giunge ai ringraziamenti.

Melvill è un libro imperdibile. 

 

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