Antonio Scurati torna in libreria con la terza parte di M, il suo affresco storico/sociale dedicato alla figura di Benito Mussolini edito da Bompiani.
Maggio 1938. Mussolini, i suoi uomini e l’improbabilissimo re d’Italia sono alla stazione Ostiense ad attendere un treno proveniente dalla Germania risorta, unita sotto una nuova bandiera recante al centro una croce uncinata.
Il treno rallenta, il fischio della locomotiva risuona in tutta la stazione. Quando la porta del vagone si apre, lo stivale del Fuhrer è il primo a calcare il predellino.
Hitler è magro, non particolarmente alto, più simile a un impiegato delle poste che a un guerriero-guida. Saluta con uno scatto della mano saettante e si prodiga in strette di mano cordiali, per poi recarsi assieme a Mussolini al Quirinale.
È così che inizia il capitolo più buio della storia d’Europa.
Antonio Scurati ricostruisce minuto per minuto i momenti che hanno dato inizio alla disfatta del regime fascista. Rievoca la tensione di Mussolini, la paura del re, l’ingenuità di Galeazzo Ciano e di tutti gli altri fascisti.
Attraverso una scrittura tagliente, grondante di passione civile, ripercorre gli antefatti che hanno dato vita al conflitto che ha raso al suolo l’Europa, annientato milioni di persone e trascinato per anni il mondo nelle tenebre. Un’apocalisse iniziata proprio con l’arrivo di un treno a Roma.
Il terzo volume è il più breve, ma non per questo meno incisivo, capitolo di M: una saga non ancora terminata che ha conquistato legioni di lettori.
Quella che potrebbe sembrare una scelta commerciale (doveva essere questo l’ultimo volume) costituisce in realtà una scansione drammaturgica necessaria, che dilata i tempi frenetici dei libri di storia per favorire il ritmo del grande romanzo.
In quest’ultima parte, Scurati racconta un Mussolini stanco, ubriacato di potere e per questo non più lucido. È un dittatore che non riesce più a fiutare gli umori del popolo che governa perché ucciso dalla sua megalomania, una condizione ostacolata però dal sovrano del Reich. Il rosso acceso sostituisce il bianco e il nero delle copertine precedenti, una scelta grafica precisa ed elegante, quasi a simboleggiare il potere fascista sommerso da un nuovo bagno di sangue.
Il senso di inferiorità di Mussolini nei confronti di Hitler è schiacciante. Il Duce si sente umiliato, messo alle strette dal guerrafondaio tedesco, il quale esige risposte immediate. Non c’è più tempo da perdere, il mondo deve essere distrutto, perché solo spazzando via il vecchio si avrà la possibilità di costruire il nuovo.
Vittima della sua incompetenza e di un narcisismo accecante, spinto da una paura che gli toglie il sonno e dalla voglia di rivalsa verso l’Europa ma soprattutto nei confronti del suo perfido alleato, a giugno del 1940, M svelerà al suo popolo e al mondo intero quello che è sempre stato: un criminale.
Il cuore di M: gli ultimi giorni dell’Europa, è proprio il rapporto tra i due tiranni. L’italiano è sanguigno, carnivoro, vizioso, amante sbrigativo adorato da molte ancelle. Il tedesco (di origine austriaca) è vegetariano, per nulla interessato alla sessualità, freddo, lucido, talmente convinto della propria psicopatia da renderla legge. Tra i due c’è tanta stima quanta viscida ipocrisia.
Scurati tratteggia i caratteri con maestria, come nei precedenti capitoli riporta documenti storici, segue scrupolosamente gli avvenimenti senza per questo sacrificare il calore del romanzo e i guizzi della sua prosa.
Ci racconta la danza macabra di due dittatori davanti a un mondo sull’orlo del baratro per la seconda volta. Hitler è preparato, organizzato, sfodera un talento da stratega sbalorditivo. Dopo aver conquistato il potere nel 1933, ora è libero di assecondare quelle che sono da sempre le sue ossessioni: ampliare i territori della Germania e annientare il popolo ebraico.
Il sangue comincia a scorrere, le leggi raziali approvate nel 1938 si abbattono come un flagello nelle carni esposte dei cittadini di religione ebraica. Mussolini tradisce gli italiani, tradisce ogni ebreo e soprattutto molti dei suoi sostenitori più convinti. Delusione perfettamente incarnata da Renzo Ravenna, podestà di Ferrara, da sempre iscritto al partito fascista, che a sue spese (e soprattutto a spese dei suoi figli) scoprirà da un giorno all’altro l’umiliazione e la violenza discriminatoria. Anche Margherita Sarfatti, nobile e storica amante di Benito Mussolini sarà costretta a fuggire. Perfino Italo Balbo, fascista della prima ora e amante del manganello rimane basito davanti all’approvazione di leggi tanto assurde.
Ma “l’ora delle decisioni irrevocabili” è giunta. Mussolini ha preso una strada senza ritorno che viaggia in parallelo con la follia di Adolf Hitler. Un tunnel buio in cui avanza a tentoni, passo dopo passo, consegnando un Italia assolutamente impreparata e disorganizzata alla completa distruzione.
Memorabile il capitolo dedicato al discorso del 10 giugno 1940. Mussolini in divisa invernale emerge dall’oscurità e si affaccia dal balcone di Palazzo Venezia davanti a una folla osannante.
Pagine straripanti di paura, angoscia e disperazione. Un capitolo in cui l’autore urla il suo disprezzo per il tiranno e piange per il destino sciagurato dell’Italia.
“Vincere!” per Mussolini una parola impegnativa per tutti (tranne lui) che trasvola e accende i cuori dai picchi delle Alpi all’oceano Indiano.
Una parola che invece la storia farà morire negli scoppi dei bombardamenti e nel fumo delle macerie.
Anche questa volta Antonio Scurati a fatto centro.
Non ci resta che attendere la quarta parte della saga di M, sperando che nel frattempo, dagli orrori del passato qualcosa si impari.
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