La vendetta del professor Suzuki: intrigo e delusione.

La vendetta del professor Suzuki: intrigo e delusione.

“La vendetta del professor Suzuki” è un romanzo di Kotaro Isaka, uscito in Giappone nel 2004 ma arrivato in Italia quest’anno grazie a Einaudi.

Vedendolo accatastato in ordine sugli scaffali delle sezioni thriller di ogni libreria di catena, questo romanzo ha tutte le caratteristiche per attirare ogni appassionato: copertina essenziale ed elegante con due tanto (pugnale da Samurai) incrociato, titolo in rosso al centro su sfondo nero e virgolettati di grandi giornali su bandella a lato capaci di sedurre ogni tipo di lettore.

SuzukiE in effetti, “La vendetta del professor Suzuki” ha un inizio che promette molto bene. Suzuki è un professore che ha perso la moglie, uccisa da un pirata della strada. Decide quindi di infiltrarsi nell’organizzazione responsabile della morte della sua donna per avere giustizia. Parallelamente, diversi killer con progetti e ambizioni simili, vanno a ostacolare il suo cammino, rendendo dunque molto difficili i suoi propositi di vendetta.

Sembra un romanzo da divorare in un fiato, e in effetti non mancano i momenti degni di nota, specie nella parte iniziale, ma  allora perché dopo il primo quarto di libro qualcosa si incrina?

Procediamo con ordine.

l’autore prende in contropiede. Inizia a far parlare i suoi personaggi come vere e proprie radio con frasi e terminologie americaneggianti, quasi volesse fare strizzare l’occhio a Tarantino, senza però riuscire minimamente a eguagliare l’efficacia dei suoi dialoghi, spappolando così il ritmo e facendo prendere al romanzo tutta un’altra piega.

Arrivano poi i sicari: “Il balena” e “Il cicala” sono killer particolari. Il primo è un personaggio sofferente, si porta sempre in tasca una copia di Delitto e castigo (e te pareva) e costringe le sue vittime a suicidarsi. Il cicala è uno psicopatico da manuale, uccide i suoi bersagli con coltello a serramanico ed è specializzato nell’eliminazione di famiglie intere.

Inizialmente i personaggi sono interessanti, delineati, con  una loro visione del mondo, tuttavia la smania dell’autore di caratterizzarli eccessivamente rende questi sicari sempre più indigesti, demolendo il loro potenziale e la loro presa sul lettore.

Suzuki, il protagonista, viene messo da parte quasi subito. Quello che sembrava un personaggio disperato e accecato dalla rabbia, rimane una macchietta: ha le idee chiare alla prima pagina, poi tutto sembra sfumare per lasciare spazio agli altri personaggi.

Kotaro Isaka perde la bussola e non sa più come gestire la sua storia. Sembra essere troppo impegnato a ricordare qualche altro autore (fa l’eco anche a Murakami, come fosse un obbligo) e perde di vista la linea principale del racconto, cioè la vendetta di Suzuki.

La cosa che più delude non sono tanto le promesse non mantenute, è apprezzabile che uno scrittore decida di destrutturare il noir, diminuire l’azione e imboccare strade poco battute dal genere, il problema è costituito dal fatto che la storia sembra perdere consistenza  e soprattutto direzione prima della metà del libro, rendendo estremamente difficoltosa la prosecuzione della lettura.

E un’altro aspetto estremamente doloroso, è che in questo romanzo sembra mancare il Giappone.

Tradizioni e mentalità nipponiche vengono cancellate, lo scrittore dà più importanza alla città: una Tokyo oscura con luci al neon abbaglianti, andando a costruire uno scenario sicuramente intrigante è perfetto per un classico thriller, ma nel quale si muovono personaggi vuoti, che vagano per la città spinti per inerzia dalla mano gelida dell’autore, il quale fa l’errore di essere equilibrato in ogni sfumatura, non si prende troppi rischi e di conseguenza, trasforma il suo romanzo in una storia che poteva essere qualcosa di grande, ma che invece si rivela solo un esercizio venuto male.

“La vendetta del professor Suzuki”  Esce in Italia dopo il successo di un altro libro di Kotaro Isaka, dal titolo “I sette killer dello Shinkansen” sempre edito da Einaudi.

 

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