Works: il lavoro secondo Vitaliano Trevisan

Works: il lavoro secondo Vitaliano Trevisan

“Works” è forse il libro più famoso all’interno di uno scrittore che non smette di stupire e di conquistare sempre più ammiratori.

 Vitaliano Trevisan è stato uno scrittore originalissimo, un drammaturgo raffinato e un attore notevole. Ma prima di dedicare la sua vita alla scrittura, quella di Trevisan è stata un’esistenza caratterizzata da mestieri di ogni tipo.

In Works, l’autore decide di raccontare e documentare, attraverso il suo stile maniacale e frenetico, tutti i mestieri che ha praticato prima di riuscire a ottenere il riconoscimento artistico, che da quanto racconta, non ha mai inseguito con troppa determinazione.

Trevisan era un uomo comune, che intendeva il lavoro come fonte di sostentamento, certo, ma anche un mezzo attraverso il quale fuggire dalle proprie angosce, oppure soccombere a esse proprio perché la vita ci costringe a fare un mestiere che non sentiamo nostro, gettandoci una gabbia capace di farci impazzire giorno dopo giorno.

Ripercorrendo la sua esistenza, delinea con sincerità i guai e le corruttele di un sistema che molto spesso fatica a riconoscere al lavoratore il compenso che gli spetta, per non parlare dei contributi necessari al fondo pensionistico e la regolamentazione dei contratti. Al nordest (come in tutta Italia del resto) il lavoro nero è infatti una pratica estremamente diffusa e preferita da molti, che siano piccoli imprenditori oppure dirigenti di azienda che si avvalgono di professionisti esterni.

Trevisan ha fatto di tutto: l’operaio, il geometra, il lattoniere, il gelataio in Germania, il portiere di notte e il giardiniere… Tuttavia, Works non è un’opera autocelebrativa di un autore che prima di dedicarsi completamente all’arte ha dovuto spezzarsi la schiena per mancanza di soldi, Works è il ritratto di una vita ordinaria in cui il caso va di pari passo con l’ossessività e la disperazione del suo protagonista: un personaggio, Trevisan, che non ha niente dell’eroe, ma tutte le sembianze di un antieroe, e per questo incredibilmente sincero e affascinante.

 

Works

In queste numerose pagine, lo scrittore vicentino non risparmia niente. Valuta il mercato del lavoro e la sua evoluzione con occhio chirurgico, urla il proprio disprezzo per una certa politica destreggiante, ma non salva nemmeno il partito comunista, spesso più corrotto dei liberali e di alcuni barracuda democristiani.

Non idealizza il lavoro del proletariato ma ne evidenzia le contraddizioni, raccontando i dolori e le ansie vissute dopo le violentissime liti con i suoi principali, analizza il rapporto spesso travagliato con i colleghi, e infine rivivere con gioia le parentesi lavorative che reputa estremamente positive, come per esempio il periodo in cui fece il lattoniere, il mestiere che più ha amato perché, sottolinea, si svolgeva all’aria aperta e molto spesso a grandi altezze.

Attorno alle sue vicende lavorative e private, si dipana un contesto storico e politico molto preciso, dominato dalle dipendenze e dalle illusioni politiche.

In quegli anni, Trevisan confessa di avere sovente utilizzato diverse droghe sintetiche, e la sua avventura di piccolo spacciatore, che considera un mestiere pari a tutti gli altri, è raccontata con dovizia di particolari. Benedice le sostanze psichedeliche proprio come tesse le lodi degli psicofarmaci di cui faceva uso regolarmente e senza i quali, molto probabilmente la depressione lo avrebbe inghiottito molto prima della sua prematura scomparsa nel 2022.

Non mancano inoltre gli attacchi all’industria culturale, in particolare del cinema e del teatro, arte per la quale Trevisan ha scritto diverse drammaturgie.

Anche se il mondo dello spettacolo lo ha sempre corteggiato e trattato con venerazione (pensiamo solo a Garrone e al suo film “primo amore” dove Trevisan è attore protagonista) l’autore non si è mai sentito a proprio agio sotto i riflettori, per non parlare dei contrasti avuti con gli attori e i registi che mettevano in scena i suoi testi, la maggior parte delle volte protagonisti dello spettacolo italiano.

 

Ma a Trevisan non interessavano le etichette, i privilegi, i clan culturali e le correnti di pensiero.  La sua scrittura rappresentava la sua anima e la sua libertà intellettuale, non poteva accettare compromessi e di certo non avrebbe permesso a qualcuno di violare il suo mondo, quello che abbiamo conosciuto nei suoi romanzi precedenti come “I quindicimila passi” oppure le sue drammaturgie.

Un uomo non facile certo, spesso in conflitto anche con sé stesso, ma di cui dobbiamo ricordare l’opera e celebrare il coraggio.

 

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2 Comments

  • Nicolò Posted Gennaio 7, 2024 7:20 pm

    Un bel sovversivo il ragazzo! Grande Trevisan e bravo Jacopo, bell’articolo.

    • Jacopo Zonca Posted Gennaio 8, 2024 8:53 am

      Grazie mille 🙂

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