Edward Bunker: il grande noir di Mr. Blue.

Edward Bunker: il grande noir di Mr. Blue.

Edward Bunker è noto al grandissimo pubblico per aver interpretato il celebre Mr. Blue in “Reservoir Dogs” leggendaria pellicola scritta e diretta da un quasi-esordiente Quentin Tarantino.  

Sì, il citazionismo di Tarantino è famosissimo, tanto maniacale da riuscire a riscovare titoli sconosciuti, piccoli cult e gioielli (più o meno brillanti) di ogni genere cinematografico.

Nel caso di Mr. Blue però, Tarantino non ha scritto quella parte (poco più di un cameo) per omaggiare un regista o un film in particolare, ma per celebrare un maestro del noir, un autore che attraverso i suoi romanzi è riuscito a corroborare una passione rovente nei confronti di un genere che ha segnato la cifra stilistica dei primi capolavori del maestro del pulp.

Bunker si è avvicinato al mondo del cinema prima come consulente di film noir, poi come sceneggiatore. C’è voluto un po’ prima che si ritrovasse  a recitare. Ma come poteva essere altrimenti?  Edward Bunker aveva un volto che riusciva a sedurre la macchina da presa, uno sguardo algido e al tempo stesso incandescente, un’espressività misteriosa, tagliente, segnata dal tempo e dai drammi personali, gli sfregi  di una vita passata dietro le sbarre.

Sì, Bunker ha iniziato a leggere in galera. È stato il più giovane detenuto della storia nel carcere di S. Quentin (ironia della sorte) e lo scrittore che meglio è riuscito a rappresentare la tragedia del regime carcerario.

Edward era un bambino problematico, sbattuto in orfanotrofio a pochi anni e con una avversione particolarmente spiccata nei confronti delle regole. Fughe, atti di vandalismo, poi i primi furti e le rapine. Edward  Bunker non si è mai macchiato di delitti, non ha mai pervertito la sua anima al sangue, ma non è mai stato una vittima, se non di sé stesso e della sua disgrazia: essere un rifiuto della società che ha come unica possibilità il furto e lo spaccio di droga per “alzare” i dollari necessari a vivere. Ma presto la mano scappa e quando la posta in gioco aumenta, il rischio di finire in carcere per parecchi anni è dietro l’angolo.

La letteratura non è mai stata un passatempo per evadere, almeno mentalmente, dalle mura della prigione. Fin da ragazzino ha dimostrato un particolare predisposizione alla lettura, l’attività che a lui piaceva “più che respirare” e che gli ha impedito di perdere completamente la ragione durante gli anni di detenzione.

Le biblioteche delle prigioni erano abbastanza fornite, e dopo avere letto tutto quello che è riuscito a procurarsi, concentrandosi particolarmente su Dostoevskij, Tolstoj e Hemingway, Bunker inizia ad accarezzare la possibilità di inventare le sue storie. Riceve in regalo una macchina da scrivere da una sua vecchia amica e così, inizia a scrive i suoi primi racconti.

Dopo anni e successivamente  all’uscita dal carcere nel 1975, trova un editore e la tranquillità.

Il suo primo romanzo “Come una bestia feroce” è un testo fortemente autobiografico che ha come protagonista, ovviamente, un ex detenuto che si trova ogni possibilità preclusa visto il suo passato e che quindi, per rabbia e disperazione, tornerà a delinquere progettando una rapina. Ne viene fatto anche un buon adattamento con protagonista Dustin Hoffman e lo stesso Bunker in una piccola parte.

 

Edward Bunker

Seguono “Animal Factory” romanzo più breve ma non per questo meno intenso, che narra di un’amicizia tra un vecchio detenuto e un giovanissimo appena entrato a S. Quentin.

E poi Little Boy Blue, divino romanzo di formazione che narra l’infanzia travagliata di un figlio della California tanto luminosa quanto retrograda del dopoguerra, e successivamente “Cane mangia cane, probabilmente il suo apice narrativo, un romanzo in cui si condensa tutta la sua poetica (carcere, società diffidente, violenza e malvagità) e una spettacolare dose di azione calibrata a un’intelaiatura drammaturgica priva di sbavature.

Edward Bunker

 

Una manciata di romanzi a cui è seguito “Educazione di una canaglia” autobiografia imperdibile per i fan dello scrittore e per gli amanti del noir, e infine “Stark” e “Mia è la vendetta” entrambi pubblicati postumi.

A rendere grande il romanzesco di Edward Bunker non è tanto l’esperienza, assolutamente importante, che lui ha fatto all’interno dei penitenziari, vissuto che gli ha permesso di raccontare con lucidità le contraddizioni di un governo a cui non interessa recuperare i detenuti, ma nel talento cristallino nel riuscire irrorare le sue pagine di un’umanità strabordante. La complessità dei suoi personaggi è unica e la sua capacità di descrivere il sottobosco carcerario è davvero sbalorditiva: si riesce a percepire l’odore del sangue, delle feci, della paura. L’inferno delle rivolte è talmente vivido da schizzare fuori dalla pagine, così come lo sono le rapine, gli inseguimenti e le sparatorie.

I delinquenti di Edward Bunker non sono buoni, non c’è mitizzazione, vengono raccontati con durezza, ma allo stesso tempo con squarci di meraviglia. I suoi protagonisti riescono a rimanere abbacinati da un tramonto sulla costa e dai colori pastello delle lande californiane. Gioiscono delle passeggiate notturne e del sesso con le prostitute, progettano un’esistenza migliore e conservano una vitalità furiosa nonostante i disastri a cui vanno incontro.

Non manca una visione attenta della società americana: meschina, attaccata al potere e indifferente alla sofferenza degli ultimi. L’amore di Edward Bunker per la sua California equivale al suo disprezzo per il finto perbenismo americano. Ecco perchè lo scrittore è così apprezzato in Europa. Attraverso il genere, la sua penna ha vivisezionato gli orrori e le violenze della terra dei sogni, un luogo sognare e vivere non è affatto semplice.

Non occorrono tanti romanzi per segnare indelebilmente l’anima di un lettore, in pochi, ma importantissimi titoli, Bunker ci è riuscito, per questo è uno scrittore immortale, che merita di stare vicino ai maestri che hanno raccontato il mondo attraverso il noir, come James Ellroy e Don Winslow.

Sì, Mr. Blue è proprio un personaggio pazzesco.

 

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