Quentin Tarantino è tra gli autori cinematografici più famosi degli ultimi tempi.
La sua fama è riuscita a sorpassare i confini degli appassionati di cinema, riuscendo a fargli guadagnare una popolarità da vera e propria rockstar, un fenomeno di culto, capace di conquistare il pubblico di ogni età.
Il cinema americano ha attraversato diverse fasi, ognuna delle quali ha visto esploratori del linguaggio come Griffith, Chaplin, Keaton, signori del muto che hanno tracciato la strada al grande spettacolo che sarebbe venuto dopo, quello di John Ford, la rivoluzione del linguaggio di Welles, la Hollywood delle grandi produzioni, del technicolor e del cinemascope.
E ancora le commedie e i noir senza tempo di Billy Wilder, la Hollywood classica che sarebbe stata bersagliata dalle pallottole di Peckinpah, padre putativo di Scorsese, Coppola, Spielberg e De Palma, i ragazzacci della New Hollywood, simboli di un cinema di resistenza in grado di elaborare i drammi interni degli Stati Uniti senza paura. Corrente arenatasi negli anni Ottanta, periodo non privo di capolavori, ma che ha vissuto momenti di profonda crisi con il dilagare dell’home video e la chiusura di diverse sale d’essai,
E poi arrivano gli anni Novanta. Quelli della California di Paul Thomas Anderson, della New York di Ferrara e dei mafiosi di Scorsese, dell’introspezione di Gus Van Sant, degli afroamericani di Spike Lee dell’America di Robert Altman.
Ma quella decade vede un solo e unico incontrastato sovrano: Quentin Tarantino, un meteorite che ha squarciato il cielo e rivoluzionato i generi attraverso la sua furia inventiva.
Quentin Tarantino, il regista che si gioca il titolo di più grande cinefilo della storia assieme a Martin Scorsese, Tarantino produttore e scopritore di giovani registi (a volte vere rivelazioni, altre clamorosi bluff), Tarantino promoter di film stranieri e pellicole sconosciute ai più tornate alla ribalta grazie ai suoi elogi, Tarantino, sceneggiatore ed ex commesso di un video noleggio che dopo qualche lezione di recitazione presentò una sceneggiatura alla moglie di un certo Harvey Keitel, e il resto è storia che conoscono tutti.
“Cinema Speculation” mostra un altro lato del maestro, quello che è sempre stato accennato in diverse interviste e dibattiti, ma che in questo volume uscito in Italia grazie a La nave di Teseo, esplode in tutta la sua cristallina sincerità, quello del critico cinematografico.
Il libro mescola magistralmente saggio e autobiografia, regalandoci un Tarantino che sveste i panni del grande autore che tutti conosciamo, per raccontare il suo percorso di spettatore. Un bambino insaziabile di visioni, divoratore di film di qualunque tipo che presto divenne un disciplinato autodidatta tanto abile nella lettura di un film da fare invidia ai più raffinati filologi e agli storici del cinema più esperti.
Si parte dalla sua infanzia ripercorrendo la fine degli anni Sessanta, periodo segnato dalle difficoltà economiche, dalla figura paterna mancante (rimpiazzata dal compagno di sua madre, con il quale il piccolo Quentin ebbe un ottimo rapporto) passando al trauma di Bambi per poi entrare nei Settanta, decade in cui Tarantino inizia a frequentare assiduamente la sala assieme a sua madre e al suo patrigno.
Cinema Speculation diventa così un racconto di formazione, la storia di un ragazzino che riflette sul mondo e sulla vita attraverso i film.
Con uno stile semplice e incalzante, Tarantino si concentra sulla New Hollywood, in particolare su Sam Peckinpah, l’alfiere di una delle correnti che più lo hanno influenzato anche se non l’unica, perché non possiamo dimenticare il cinema asiatico e anche la Nouvelle Vogue, giusto per cintarne un paio.
L’autore parla a ruota libera di sensazioni, emozioni, aneddoti e storie legate ai film che ha amato mettendo spesso a confronto i romanzi da cui sono stati tratti con la sceneggiatura da cui ha preso vita la pellicola.
Analizza e studia le regie dei suoi eroi con precisione chirurgica creando ritratti appassionati di De Palma, Spielberg, Scorsese, Paul Schrader, Don Siegel…
Ma i protagonisti del libro non solo sono i registi e gli sceneggiatori.
Tarantino cresce nel mito di Steve McQueen e Burt Raynolds, e sceglie di omaggiare anche diversi attori oggi dimenticati, come per esempio Barry Brown, di cui riporta un articolo scritto da quest’ultimo sulla tossicodipendenza di Bela Lugosi.
Non dimentichiamoci che Quentin ha sempre avuto una grande passione per la recitazione e da ragazzino, il suo sogno era quello di diventare attore, ecco perché spesso lo vediamo ritagliarsi un cameo o parti destinate a fare la storia, come quella di Jimmy in Pulp Fiction, solo per citarne una.
Ma cinema Speculation non è solo una lode agli idoli di Quentin, è soprattutto un’analisi storica e perché no, anche politica di un cinema sul quale l’autore si è formato.
Ecco perché non risparmia niente, riportando analisi e pensieri in grado di fargli attirare anche più di un detrattore, ma la passione e la genuinità con cui Tarantino ci fa entrare nella sua mente, nella sua storia e nel suo cuore, è la stessa che ha fatto amare a tutti noi il suo cinema.
“Quentin, mi preoccupa di più se vedi i telegiornali, un film non può farti male”
Diceva sua madre. Oltre alla verità e alla saggezza di questa affermazione (che oggi vale più che mai) la frase si può interpretare come una summa del gusto e dell’universo tarantiniano: la finzione è sempre meglio della realtà, attraverso essa si può manipolare qualunque cosa, compresa la violenza.
Con questo nuovo libro prende vita il progetto che il leggendario autore delinea da anni una volta appeso l’ultimo rullo di pellicola (35mm sempre!) al chiodo, quello di diventare scrittore a tempo pieno.
Dopo il romanzo “C’era una volta a Hollywood”, erroneamente giudicato da alcuni solo come una trovata commerciale e una trasposizione su carta dell’opera del 2019, quando in realtà è la sua espansione, Quentin ci regala un’altra perla.
Cinema Speculation è un la storia del cinema, o meglio di un cinema secondo uno spettatore che nonostante il successo planetario, la ricchezza e la venerazione di fan in tutto il mondo, non ha mai smesso di essere tale. Un viaggio tutto da leggere nel quale ridere, appassionarsi e sì, anche commuoversi.
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